Il digiuno quaresimale

La Quaresima era un cammino di rigida penitenza, che partiva con il Mercoledì delle Ceneri e si concludeva con l’assoluzione nel Giovedì Santo. Il rito delle Ceneri si chiama così perché, durante la celebrazione, il sacerdote pone un po’ di cenere benedetta sulle teste dei fedeli. Naturalmente non è cenere qualunque ma è quella ricavata dalla bruciatura dei rami di ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.

Il gesto di porre le ceneri è accompagnato da una delle due formule: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure “Convertitevi e credete al Vangelo”. E in queste parole è racchiuso il senso del rito: ricordare la caducità della vita terrena, che si supera solo grazie all’anima immortale che il Signore ci ha donato, e invitare i fedeli al pentimento e alla conversione.

Il pentimento si accompagna a certe norme di comportamento, che un tempo forse erano più sentite, appunto, e forse addirittura temute… E che oggi non sono certo state abolite. Per il Mercoledì delle Ceneri, infatti, sono sempre previsti il digiuno e l’astinenza dalle carni, previsti anche per il Venerdì Santo, cioè il giorno in cui Gesù è morto.

Il “Digiuno” del mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo non vuol dire “non mangiare”: è l’obbligo per tutti i fedeli tra i 18 e i 60 anni (salvo in caso di malattia) di fare un unico pasto nella giornata; l’astinenza dalle carni dei venerdì quaresimali, invece, impone (ai fedeli tra i 14 e i 60 anni in buono stato di salute) di non consumare né carne (rossa e bianca) né cibi costosi o ricercati; sono permessi, invece, pesce, uova e latticini.

Le singole prescrizioni sono importanti, è evidente. Tuttavia, quello che è sempre necessario ricordare è che più in generale la Quaresima è un momento in cui i cristiani devono, più che in ogni altro, coltivare uno stile di vita improntato alla sobrietà e all’apertura verso gli altri.

Non a caso, i nostri Vescovi invitano anche a moderarsi nelle spese in beni alimentari, nel fumo e nell’alcol, nel lavoro frenetico che non lascia tempo per riflettere e pregare, nel consumo eccessivo di televisione e altri mezzi di comunicazione.