Il cuore della Chiesa – Vivere la Messa 1

La celebrazione della Messa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, costituisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli.

Se il battesimo è la porta di ingresso nella comunità cristiana, l’eucaristia ne è il centro e l’attuazione suprema. Ma la fede nell’eucaristia non è facile, come non è facile accogliere il mistero della croce di cui è la ripresentazione sacramentale. Per questo la Chiesa nei secoli l’ha circondata di tanti e mirabili segni di adorazione, di amore e di bellezza: monito sempre attuale per prevenire le tentazioni della superficialità, dell’abitudine e dell’incredulità.

Origine e sviluppo storico

Il convito eucaristico è prefigurato nei banchetti di Gesù con i peccatori e gli amici durante la vita pubblica, è istituito nell’ultima cena con i Dodici, è confermato nella gioia degli incontri a mensa dopo la risurrezione.

Dalla Chiesa delle origini è celebrato come cena del Signore risorto e come «frazione del pane», segno efficace di comunione fraterna nel suo nome.

Presto il rito acquista una dinamica molto precisa, con una proclamazione della Parola e una liturgia eucaristica strettamente connesse tra loro. Gesù stesso nell’incontro con i discepoli di Emmaus prima spiega le Scritture, poi si mette a tavola e, pronunciando la benedizione, prende il pane, lo spezza e lo distribuisce. A Tròade, Paolo prima parla a lungo e poi spezza il pane con l’assemblea dei fedeli.

Nel II secolo il racconto del martire Giustino ribadisce lo stretto collegamento tra Parola ed eucaristia e presenta uno svolgimento che coincide sostanzialmente con la Messa dei nostri giorni: riunione dell’assemblea, letture, omelia, preghiera dei fedeli, presentazione del pane e del vino, azione di grazie consacratoria, comunione eucaristica.

Nel giorno chiamato del sole, tanto quelli che abitano in città come quelli che abitano in campagna si adunano nello stesso luogo, e si fa la lettura delle memorie degli apostoli e degli scritti dei profeti, sin che il tempo lo permette. Quando il lettore ha terminato, colui che presiede tiene un discorso, per ammonire ed esortare all’imitazione di questi buoni esempi. Poi tutti insieme ci leviamo e innalziamo preghiere; quindi, cessate le preci, si reca pane e vino e acqua; e il capo della comunità eleva preghiere e ringraziamenti con tutte le sue forze e il popolo acclama, dicendo: Amen. Quindi si fa la distribuzione e la spartizione a ciascuno degli alimenti consacrati e se ne manda, per mezzo dei diaconi, anche ai non presenti.

Il ministro e l’assemblea

Già questa antica descrizione, pur attestando la partecipazione attiva di tutta l’assemblea, mette in forte risalto il ruolo del capo della comunità. Fin dall’inizio chi guida la comunità presiede anche l’eucaristia. Solo i vescovi e i presbiteri, validamente ordinati, possono consacrare validamente, essendo abilitati ad agire in nome di Cristo. D’altra parte tutti i cristiani, diventati per il battesimo popolo sacerdotale hanno il diritto e il dovere di associarsi all’azione liturgica.

Il presidente e l’assemblea sono segni in cui Cristo attua la sua presenza.

Struttura della Messa

La celebrazione si articola in due parti: liturgia della Parola e liturgia eucaristica. Sono due modalità eminenti della presenza di Cristo, mensa della parola di Dio e mensa del corpo di Cristo da cui i fedeli ricevono alimento per la loro vita cristiana. Esse formano un solo atto di culto e i fedeli devono essere esortati a parteciparvi integralmente.

Come gli amici ravvivano la loro amicizia con la conversazione e con il mettersi a tavola insieme, così Dio rinnova l’alleanza con il suo popolo rivolgendogli la parola e ammettendolo a un convito sacrificale. La parola di Dio, proclamata e spiegata, delinea il mistero della salvezza, incentrato in Cristo, davanti allo sguardo della fede; l’eucaristia attrae e conforma ad esso con la forza dell’amore redentore. L’assemblea ascolta in riverente silenzio; medita e interpreta la propria storia alla luce della Parola; risponde con le acclamazioni, i canti, la professione di fede, la preghiera universale dei fedeli. Così si dispone a inserire se stessa, insieme con tutta la storia e la creazione, nel sacrificio pasquale di Cristo.

L’inserimento dell’uomo e del suo mondo nel dono di sé che il Cristo fa al Padre viene suggerito già dal primo rito della liturgia eucaristica: la presentazione del pane e del vino «frutto della terra e del lavoro dell’uomo». Si compie però nella preghiera eucaristica e nella comunione sacramentale, che sono i riti essenziali.

(dal Catechismo degli Adulti, nn. 684-687)