Tutti (i) Santi

Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità, raggiunta accogliendo la volontà di Dio nelle diverse situazioni e forme di vita.

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I Patriarchi con i Santi e i Martiri, Beato Angelico

Un germe da sviluppare

Nel battesimo è già dato oggettivamente ciò che costituisce la vita cristiana: lo Spirito Santo, la configurazione a Cristo morto e risorto, l’inabitazione della Trinità, la grazia santificante, le virtù teologali. Ma tutto è dato come una caparra, come un germe e una capacità da sviluppare con l’ascolto della Parola, la grazia dell’eucaristia e degli altri sacramenti, le mozioni dello Spirito Santo e la libera cooperazione personale.

Tutti i cristiani, cioè i discepoli di Gesù Cristo, in qualunque stato e condizione si trovino, sono chiamati alla perfezione: perché tutti sono chiamati al vangelo, che è legge di perfezione. (A. Rosmini, Massime di perfezione cristiana, 1.)

A tutti Gesù dice: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). L’apostolo Paolo gli fa eco: «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4,3).

«I seguaci di Cristo… col battesimo della fede sono stati fatti veri figli di Dio, resi partecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Con l’aiuto di Dio essi devono quindi mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuta». (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 40)

La perfezione della carità

Cosa occorre per essere santi? Sono indispensabili esperienze straordinarie di ascesi e di contemplazione, profonde conoscenze, potere di fare miracoli, oppure basta l’amore concretamente vissuto nella storia di ogni giorno?
Gesù, nel discorso della montagna, indica i contenuti della santità cristiana, presentando una serie di comportamenti paradigmatici ispirati alla carità. L’apostolo Paolo pone la carità al di sopra di ogni altro valore: «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli… e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza… ma non avessi la carità, non sono nulla» (1Cor 13,1-2). Dà importanza alla sofferenza accettata con amore non meno che alle visioni celesti, ai rapimenti mistici, ai miracoli compiuti. Esorta a sviluppare il dialogo con Dio nella concretezza e nella totalità della vita: «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3,17). Con lui concordano altri testi del Nuovo Testamento, secondo cui l’esperienza di Dio si incarna nell’incontro con i fratelli in ogni situazione: «Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,7-8). «Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta» (1Pt 1,15).

Tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: santità che promuove un tenore di vita più umano anche nella società terrena. (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 40)

I cristiani sono «abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare», ricordava san Giovanni Paolo II.

Dialogo costante con Dio

La santità consiste nella carità e la carità, nel dialogo con Dio, può assumere e valorizzare qualsiasi realtà. Per questo è una possibilità reale e un appello per tutti. Non occorrono esperienze straordinarie di conoscenza, di contemplazione, di ascesi e di fuga dal mondo.

Basta la vita ordinaria: preghiera, relazioni familiari e sociali, lavoro, riposo, sofferenza, apostolato.

Dio ci chiama in ogni cosa, continuamente. È presente come creatore che comunica l’essere e la vita, come salvatore e Padre che tutto fa cooperare per il bene dei suoi figli. Tutto è voluto o almeno permesso da lui. Ogni persona, cosa o avvenimento è una sua parola, un dono e un compito. Da parte nostra dobbiamo rispondere a Dio in ogni situazione: cercare sempre la sua volontà rivolgendo spesso a lui anche un’attenzione consapevole; accettare, come una possibilità di bene che viene offerta, se stessi, la propria storia, gli altri, le realtà della natura, gli eventi piccoli o grandi, favorevoli o tristi; fare il bene «con cura, spesso e con prontezza», non come coloro che «mangiano senza gusto, dormono senza riposare, ridono senza gioia, si trascinano invece di camminare».
La vita intera diventa dialogo con Dio, preghiera diffusa, atto di amore continuato. Ogni esperienza diventa cooperazione al suo regno; si unifica e si integra in un solo progetto. Le energie dell’intelligenza, della volontà, dell’affettività, della corporeità si orientano sempre di più a lui. Si realizza un’esperienza di Dio incarnata nella storia, una comunione sempre più perfetta.

Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità, raggiunta accogliendo la volontà di Dio nelle diverse situazioni e forme di vita.

(tratto dal Catechismo degli Adulti, nn. 838-844)