Dalle Filippine, Silvio

Silvio Giampieri, seminarista nella nostra parrocchia, sta vivendo un’esperienza missionaria nelle Filippine. Il suo racconto.

È sicuramente interessante ciò che ci propone il seminario quando arriva la fine del percorso formativo, cioè di andare a fare un’esperienza di missione all’estero. Questa è l’occasione per conoscere altre realtà ecclesiali con situazioni di povertà estrema, come anche le soluzioni la Chiesa del luogo sta cercando per fronteggiare questo tipo di difficoltà. Nel mio caso la scelta è caduta sulle Filippine, grazie all’amicizia con le Suore Teresiane di Ripatransone che laggiù hanno due case, dove portano avanti le loro attività caritative, tra i più poveri. Di certo un cambiamento non indifferente è quello di trovarsi tra questa popolazione davvero molto ospitale ed al tempo stesso povera… forse proprio quest’ultimo è il motivo di tanta generosità. Ho avuto a Cebu la fortuna di essere guidato finora da un parroco molto attivo ed attento alla cura di tutte le varie realtà sociali presenti tra le persone a lui affidate. Una parrocchia molto vasta, nella quale ci sono luoghi dove la vita come in Europa è ricca ed apparentemente senza pensieri, ma al tempo stesso si convive con i problemi di una baraccopoli molto estesa. Nell’aiuto di un seminarista filippino al quinto anno di studi, come me, ho trovato una buona guida per entrare nelle abitazioni di fortuna di queste persone ed ascoltare un i loro problemi, vedendo poi quasi sempre le lacrime rigare i loro volti. Sembra impossibile pensare di poter dare un aiuto a qualcuno, perché l’impressione è che non si capisca da dove cominciare, vista la precarietà di ogni cosa. Paradossalmente queste persone chiedono in primo luogo, non tanto l’aiuto economico o materiale, ma qualcosa che forse oggi è sempre più difficile trovare, cioè l’ascolto. Lo si capisce dai loro volti che nel salutarti tornano ad illuminarsi con un sorriso, un po’come il cielo delle Filippine che ogni giorno ti riserva un po’ di pioggia, ma poi ti mostra sempre il sereno.