2007

Vicino a te è l’Eucaristia: nelle tue mani, il dono si infiamma di missione!

 

Accogliere l’Eucaristia è accogliere nelle nostre mani un dono immenso: è un dono che viene da lontano ed ha la sua origine nell’eternità di Dio.

L’offerta gratuita è ciò che Cristo testimonia nell’obbedienza, nel completo affidarsi alla volontà del Padre: se infatti

Gesù-vero uomo prega, nell’angoscia, di allontanare da sé un calice così duro da bere per la salvezza dell’umanità,

Gesù-Figlio di Dio si apre immancabilmente al progetto del  Signore e si fa dono.

E noi… di fronte a questo dono di cui siamo stati fatti degni, ci sentiamo chiamati a testimoniare la Sua volontà?

Da soli certo non si può perché la natura umana ci rende deboli e incompleti; per questo Egli non è un Dio lontano: riversa la Sua presenza nei giorni dell’uomo e nell’Eucaristia troviamo la Sua forza come nostra speranza.

Lo Spirito che sgorga da Dio ed in Cristo-Pane di vita istituisce la sua sorgente vivificante, non può non infiammare coloro che l’accolgono: come può una scintilla non innescare un fuoco se c’è paglia?

Come può Gesù Cristo non accendere amore nei cuori che Lo ricevono ?

E’ il palpito divino a creare la comunione!

La forza del suo calore fonde il cuore dell’uomo, libero in Cristo: infiamma e spinge ad infiammare ogni nuovo evento nella luce della Pasqua.

Attraverso Gesù, punto d’incontro e  centro culminante di salvezza, si attua questo sconvolgimento di vita… è un oltrepassare che lascia un segno evidente.

Ritrovo in me l’impronta fresca di questo giornaliero passaggio?

L’ora di Gesù è  quella in cui vince sempre l’amore ed il sacramento nasce dal “sentirci famiglia” proprio quando Lui ci ha riconosciuto come fratelli: non dimentichiamo che pur essendo molti, siamo un sol corpo ed un solo spirito…uniti, chiede Gesù perché il mondo creda!

Ma noi, come cristiani, aneliamo all’unità? E siamo credibili nella quotidianità della nostra vita?

Gesù-Eucaristia è presenza completa della Chiesa come popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo; è il nutrimento vivo di un banchetto a cui tutti siamo invitati a partecipare. Ad un certo punto però, Gesù si alzò da tavola quel giovedì santo, per dirigersi poco lontano da quella mensa e compiere ciò che era ed è altrettanto necessario.

Per l’uomo questo “alzarsi ed andare” non è facile da comprendere se non passa attraverso l’Eucaristia che gliene illumina il senso: Gesù insegna ad abbandonare la mensa dopo esserci nutriti; non si può rimanere semplici commensali e restare a guardare… non si può lasciar “lavare” sempre agli altri ma bisogna immergere anche le nostre mani nel servizio!

Noi non siamo stati scelti per essere serviti infatti ma per servire ed essere testimoni del Suo annuncio.

Un amore così intenso non misura, dà soltanto: Gesù ha dato l’esempio perché come aveva fatto Lui, facessimo anche noi e se pur oggi il nostro catino del servizio non vive della perfezione del Maestro e fa’ acqua un po’ da tutte le parti, non importa… cerchiamo di usarlo comunque!

Non bisogna mai smettere di amare chi ci è accanto, anche se si ama un amore inutile: è il fuoco dello Spirito che deve farci uscire dai nostri limiti, senza paura di fallire, coscienti che l’Eucaristia sostiene questa continua missione.

Sono tanti quelli che lasciano un nitido segno di aiuto nella quotidianità della vita, cercando sostegno nei volti spesso sconosciuti di coloro che incontrano ogni giorno: quel braccio che si stende, quella mano che afferra, quella forza che rialza…

perché spesso non siamo noi?

Ricordiamoci che un qualsiasi filo spinato rende difficile l’accesso al sostentamento, a qualsiasi pane, compreso quello della libertà e dei diritti umani, della fede e della considerazione…. perchè il pane materiale è necessario ma non basta per la piena realizzazione della persona.

La carità, per essere fruttuosa, deve costare fatica: beato chi sa lottare per andare incontro anche solo ad una spiga di frumento mai ancora concessa come pane o ad un germoglio di vita che in tanti vorrebbero o hanno già soffocato!

Il “Ite missa est” con cui il ministro termina la celebrazione,  sottolinea il compito affidato da Gesù ad ogni suo discepolo nel mondo e ribadito questa sera, a noi qui riuniti in adorazione

 

Andate per le strade annunciando il mio vangelo, chiamate i miei amici per far festa: c’è un posto per ciascuno alla mia mensa.